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SECONDO 747 mandato da’ Veneziani (Agostini, Scritt. venez. t. 2, p 66; Script rer. ital. vol. 22, p. 1034). Ivi Gianfrancesco rendutosi accetto all1 imperudor Sigismondo, n1 ebbe il titolo di conte Palatino, cavaliere e famigliare Cesareo con più privilegi. In quell’occasione fu adoperato ancora l’anno 1440 da Eugenio IV, e tornato poscia a Padova, vi continuò la consueta lettura con accrescimento di stipendio fino a* 400 fiorini. Il Panciroli, seguito poscia da altri, racconta ch’ei morì improvvisamente sulla sua cattedra stessa, mentre spiegava una legge in cui si parla del pensier della morte. Ma io non veggo qual pi uova si arrechi di questo fatto, che forse è un di que’ molti che altra origin non hanno che l’amore del maraviglioso e del raro. Il P. degli Agostini rammenta un’Orazione inedita , di cui egli teneva copia (Scritt. venez. t. 1, p. 3), fatta da Montorio Mascarello nella morte di questo giureconsulto, la qual però non si sa quando avvenisse, nella quale fra le altre cose egli dice che Gianfrancesco sentivasi accendere in seno desiderio ardentissimo di emulazione , quando vedeva alcuno che a lui fosse superiore, o uguale e che perciò andava arditamente sfidando a contesa i più famosi giureconsulti, come Fantino Dandolo, Signorino Omodei, Jacopo da Saliceto e Rafaello Fulgosio. Non trovo però chi accenni alcuna opera da lui composta. Il Panciroli rammenta qui alcuni altri di questa nobil famiglia, che furono parimente illustri giureconsulti, come J rancesco e Gabriello figliuoli di Gianfrancesco, e Gianfederigo e Bartolommeo, de’ quali veggasi