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VI PREFAZIONE disastrosi viaggi; si confrontan tra loro, si correggon, si copiano , si spargon per ogni parte, si forman con essi magnifiche biblioteche, e queste a comune vantaggio si rendon pubbliche; si apron cattedre per insegnare le lingue greca e latina, e in ogni città si veggon rinomatissimi professori d’eloquenza invitati a gara dalle università più famose, e premiati con amplissime ricompense. Le sventure de’ Greci costringon molti tra essi a ricoverarsi in Italia; e si veggon in essa accolti con sommo onore, e ricercati dalle città e da’ principi che fan loro dimenticare le sofferte disgrazie. Aristotele e Platone, Omero e Demostene non sono più nomi o sconosciuti in Italia, o noti solo a pochissimi; e.appena vi ha uom dotto che non ne intenda il linguaggio. Si formano numerose accademie, si tengono erudite adunanze , si propongono letterarj! combattimenti , si raccolgon da ogni parte diplomi, medaglie, iscrizioni, statue, cammei; si apron teatri; ogni cosa spira antichità ed erudizione; si sporgono nuovi lumi sulla filosofia e sulle matematiche; I astronomia si rende più esatta, e scorti da essa i viaggiatori italiani scuoprono un nuovo mondo; la medicina, la giurisprudenza , le scienze tutte cominciano a rivestirsi di luce non più veduta. I principi, i ministri, i generali di armata , i magistrati, i grandi tutti si mostrano a gara o coltivatori, o almeno mecenati e promotori delle scienze; nè credon magnifiche abbastanza le loro corti, se non danno in esso ricetto agli uomini dotti. A maggior felicità delle lettere si trova in Allemagna la stampa , ed ella è tosto ricevuta in Italia, sicchè nel corso di pochi anni appena vi ha città in cui non sia introdotta. Al tempo medesimo risorgono a nuova vita le belle arti, eia pittura, la scultura, l’architettura ritornano omai all’antica lor perfezione. In tal maniera questo terreno sì orrido prima e sì incolto, si vede già libero e sgombro, e benchè serbi ancor qualche avanzo del suo lungo squallore, vi alligna nondimeno il buon seme, e vi germoglia felicemente, dando insieme speranza di frutti sempre migliori. Fu dunque il secolo xvi per l’italiana letteratura assai più fecondo di leggiadri ed eleganti scrittori, ma nei fasti di essi dee rimaner