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4o8 LIBRO invìollo in Boemia , perchè si adoperasse o a convincere colla dottrina, o a domare coll’armi gli eretici che allora sconvolgevano quelle provincie. Ma al zelo del Cardinal Cesarini non corrispose l’effetto; che troppo ostinati insieme e troppo potenti trovò gli eretici, per poterne sperare o la conversione, o la distruzione. Abbandonata perciò la Boemia , venne a presiedere al concilio di Basilea , secondo l’ordine avutone da Eugenio IV, successor di Martino. Ivi la destrezza, il saper, l’eloquenza del Cesarini trassero sopra di lui l’occhio e la maraviglia di tutti. Quando Eugenio ordinò la prima volta lo scioglimento di quell’assemblea, il cardinale ubbidì. e più non v’intervenne col carattere di presidente. Ma scrisse insieme ad Eugenio, rappresentandogli il pericolo a cui egli con tale risoluzione esponeva se stesso e la Chiesa. Allorchè dopo varj contrasti il pontefice si riconciliò co’ Padri di Basilea, e ordinò la continuazion del concilio nel 14^4 » ^ car' dinal Cesarini fu uno de’ presidenti da lui nominati. Ma poco appresso, essendo insorte tra Eugenio e quei Padri nuove discordie , il cardinale prese apertamente la causa del sinodo contro il pontefice. Questi, ad acchetare gli animi innaspriti de’ Padri di Basilea , spedì al concilio il celebre Ambrogio camaldolese, di cui ci riserbiamo a parlare, ove tratterem dello studio della lingua greca. E le lettere che in questa occasione egli scrisse cosi al pontefice (l. 1, ep. 12, ec.), come a Cristoforo di S. Marcello referendario di Eugenio (l. 3,