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phimo 3o3 Ferrarmi, o al Pubblico stesso. Il ch. ab. Zaccaria lo ha pubblicato (Iter liter. p. 87), e comincia cosi: Exinde prefati Domini Antiani scientes, qui bonae memoriae Fr. Michaelem de Ferrarinis Ord. Carmelit. de Observ. velati zelali tissi/nu/n conservationis antiquitatum et gloriae et honoris hujus civitatis peragrasse montes et planitiem i et totam pene Italiam, et exposuisse et edidisse unum magnum et pule rum librum et codicem ominium antiquitatum Epitafiorum et Epigrani matum, que potuit habere in toto Orbe Terrarum, quod est opus tam rarum et unicum et. preclarum, et scientes illum esse in hoc Conventu et in hac Bibliotheca Carmelitarum hujus Civitatis in chartis membranis bene et eleganter conscriptum et figuratum, repaginatum et copertum, ec. Quindi si continua a dire che essendosi inteso che molti nobili e potenti cercavano con premura di avere il detto codice per farlo trasportare altrove, e sembrando cosa poco onorevole alla città di Reggio il sofferire la perdita di sì pregevol tesoro, si deputano tre cittadini, cioè Lodovico Maleguzzi, Antonio de’ Gazzoli, e Bartolommeo Cartari. i quali debban recarsi al Convento de’ Carmelitani, e ingiugnere al priore e a’ frati, che per niuna cagione permettano che si estragga dal lor convento tal libro, dovendosi esso serbare non altrimenti che il famoso codice delle Pandette; e si aggiugne per ultimo la relazione de’ suddetti tre cittadini, con cui danno avviso al Pubblico di aver eseguita la lor commissione , e di aver trovati que’ religiosi disposti ad ubbidire esattamente a un tal comando.