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234 LIBRO Essa fu finalmente trovata, e fu trovata in un tempo ch’era il più opportuno a propagarla e a promuoverla felicemente. Se la stampa fosse nata in que’ secoli ne’ quali a tutt’altro pensavasi che a libri e a scienze, ed era uom dotto colui che sapea leggere e scrivere in qualunque modo ciò fosse, gli inventori di essa avrebbono, io credo, dovuto gittar sul fuoco i loro torchi e i loro caratteri, e cercare altrove di che saziare la fame. Ma la buona sorte della letteratura volle ch’essa si ritrovasse allor quando la ricerca de’ libri avea risvegliato, direi quasi, un uni versai fanatismo; c pei ciò non sì tosto se ne ebbe contezza, che fu cercata in ogni parte, e abbracciata e favorita. come la più vantaggiosa invenzione che idear si potesse. A me non appartiene l’entrar qui a decidere la contesa , se essa sia stata al costume non men che alle scienze utile, ovver dannosa, perciocchè io scrivo da storico, non da filosofo. Dirò solamente che chi a provare i danni che la stampa ha recati, ci mette innanzi una patetica descrizion dell’abuso che di essa fanno non pochi, potrà provar similmente che dannoso è il commercio, dannosa l’istituzione de’ tribunali, dannosa ogni sorta di governo, anzi dannosa la libertà stessa e lo stesso ingegno dell’uomo, e perfino dannosa la religione, poichè di tutto ciò abusan sovente gli uomini; e non vi ha cosa ottima che non possa, presa su questo aspetto, comparir pessima, Io non debbo parimente entrare nella famosa questione, a chi debbasi propriamente l’invenzion della stampa. È certo che l’Italia non vi ebbe parte; e a