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1()0 LIBRO opere del Petrarca, che allora era consideralo come il più elegante tra gli scrittori moderni in quella lingua. Questo fu in certo modo il principio delle grandi fatiche che Niccolò in questo genere poscia intraprese. Infiniti sono i codici che ancor si conservano, da lui copiati, o corretti, e di moltissimi fa menzione f abate Melius. Quindi parte co’ libri di sua mano trascritti, parte con quelli che comprò a denaro, ei venne formando un’assai scelta e copiosa biblioteca; e, ciò che è più ammirabile, era liberalissimo nel concederne l’uso a chi voleva giovarsene, ed avea in orrore coloro che, per serbarli con soverchia cautela, non se li lasciavan giammai uscire di mano. Nè con ciò solo fomentava egli gli studj delle bell’arti; ma ogni qualvolta vedeva alcuno ad essi felicemente disposto, non cessava di assisterlo, e di dargli consiglio, indirizzo ed ajuto; e il Poggio afferma che Leonardo Bruni, e Carlo Marsuppini, e Ambrogio camaldolese, ed egli medesimo dovettero al Niccoli i lieti loro avanzamenti nelle lettere. Gran parte egli ebbe ancora, come si è detto, nello scoprimento di tanti autori finallora non conosciuti; e continuamente spronava or gli uni, or gli altri a cotali ricerche. Anzi avea risoluto egli stesso, benchè avanzato negli anni, di andarsene in Grecia per raccoglierne quanti più potesse codici in quella lingua; ma l’età già provetta ed altre ragioni gliene fecer deporre il pensiero (Mehus l. c. p. 50). A lui inoltre in gran parte dovettesi che fosser chiamati a Firenze pubblici professori Manuello Crisolora, Guarino da