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iGo nono di.sprezzando la Religione medesima, credevan cosa vergognosissima il prendere il nome di qualche Santo; ed essi perciò rigettato quello che nel battesimo aveano ricevuto, prendeano il nome di qualche Gentile. Non voglio qui nominare! l’autore di questa setta, essendo egli notissimo a tutti (parla di Pomponio Leto). Egli fu il primo che tenendo pubblica scuola di gramatica in Roma, cambiò prima a se stesso, e poi a’ suoi scolari e a’ suoi amici il nome. A lui si univano molti uomini arditi e temerarj per modo, che insieme con Marco romano t. detto da essi A scic piade, con Marino veneziano soprannomato (Glauco, con Pietro detto Petreio, e con Damiano (dovea dire Filippo) toscano appellato Callimaco, con ginraron di togliere la vita al pontefice. E aveano talmente sedotti alcuni giovani, che, se tosto non si fosse usata sollecitudine e diligenza, molti altri ancora avrebbero trascinato a’ più enormi delitti. Ma scoperta questa congiura , tutti presero nascostamente la fuga, e que’ che furono sorpresi in Roma, senza riguardo ah cuno furon condotti prigioni in Castel S. Angelo. Se un tal racconto è sincero, convien confessare che una mala genia di uomini eran questi accademici, e che giusta e prudente fu la severità contro di essi usata da Paolo II. Ma, se crediamo al racconto del Platina, dobbiam formare e di essi e del pontefice una molto diversa idea. La narrazione che ei ce ne fa (Vit. rom. pontif, in Paullo II), è troppo lunga per essere qui inserita , e io perciò nè farò solo un breve ed esatto compendio. Ma