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124 LIBRO maravigliose: Firenze mi piace assaissimo (l.2, ep. 2), perciocchè ella è città a cui nulla manca nè nella bellezza e maestà della fabbriche, né ndC onore de* cittadini. Aggiugne: tutta la città ha gli occhi rivolti a me; tutti mi onorano e mi lodano sommamente. Il mio nome è sulle labbra di tutti. Nè solo i più ragguardevoli cittadini f ma ancora le stesse più nobili matrone, quando rn incontrano per città, mi cedono il passo, e mi rispettan così, che ne ho io stesso rossore. I miei scolari sono a un di presso 400 ogni giorno , e forse più ancora, e questi per la più parte uomini di alto affare e deIC ordine senatorio. In somma tutto questo mi riesce felicemente. Ma al medesimo tempo ei cominciò a dolersi di essere invidiato da alcuni; e la cosa andò tant’oltre, che ei dovette abbandonare Firenze, e ritirarsi a Siena, come a suo tempo vedremo. Questa lettera però ci fa conoscere quanto numerosa fosse a quel tempo l’università fiorentina, poichè il solo Filelfo giunse ad avere oltre a quattrocento scolari: e a renderla sempre più illustre giovarono ancora alcune leggi a regolamento di essa pubblicate l’anno 1431 , che sono state date alla luce dall’avvocato Migliorotto Maccioni (Osserv. sul diritto feudale, p. 41). In questo sì lieto stato durò essa pure per molti anni. Dovremo rammentare altrove molti de’ celebri professori in ogni classe di scienze, che ivi insegnarono, e vedremo tra essi un Marsilio Ficino, un Cristoforo Landino, un Carlo Marsuppini, detto l’Aretino , un Angiolo Poliziano , e molti altri non men famosi. L’eruditissimo canonico Bandini