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IO0 LIBRO cioè ili Michele Cannensio e di Gasparo da Verona, pruova (Vindiciae, p. 13) che tanto egli era lungi dall1 odiare gli studi dell1 amena letteratura, che godeva anzi di passare non poche ore della notte nel leggere gli antichi Storici; che manteneva a sua spese alcuni poveri giovani, perchè potessero sotto valorosi maestri formarsi alla letteratura; che ai professori facea pagar prontamente i determinati stipendj, e talvolta maggiori ancora; e che finalmente amava tutti gli uomini dotti, purchè insieme colla dottrina congiunta avessero la bontà de’ costumi. Veggiamo in fatti che a’ tempi di Paolo II s’introdusse in Roma la stampa; e le prefazioni con cui Giannandrea vescovo d’Aleria a lui indirizza quasi tutti i libri allora stampati, piene sono delle lodi di questo pontefice, da cui riconosce il favore onde godeva in Roma quell’arte. Molte lettere ancora del Filelfo cita il medesimo cardinale, nelle quali loda la munificenza di Paolo nel favorire gli uomini dotti, di cui egli avea fatta pruova in se stesso. E degna singolarmente d’essere letta è quella che il Filelfo scrive a Sisto IV, dopo la morte di Paolo, quando non v’avea più luogo a adulazione , in cui fa una assai forte apologia della condotta da lui tenuta nel suo pontificato, e ne loda, fra l’altre cose, il favorire e l’onorar ch’ei faceva gli uomini dotti; le quali cose a difesa di questo pontefice a me sembra di avere brevemente accennate, potendosi esse vedere assai più ampiamente distese dal suddetto eruditissimo cardinale.