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PRIMO 97 (li Omero, la Geografia di Strabone, le opere d’Aristotele, di Tolommeo, di Platone, di Teofrasto, molti finalmente dei SS. Padri greci o si cominciarono a leggere in latino, o si lesser più corretti di prima. Tutti gl’interpreti offrivano a Niccolò le loro versioni, tutti allertila va 110 clic le aveano per comando di lui intraprese, tutti riceveano ricompensa alla loro fatica corrispondente. Poggio , nella prefazione a Diodoro Siculo, confessa che dalle liberalità del pontefice era stato a quella traduzione eccitato, e altrove (p. 287 ejus Op. ed. Basil, an. 1538), che per opera di Niccolò egli era in certo modo riconciliato colla fortuna. Lorenzo Valla racconta che avendo egli offerta al pontefice la sua traduzione di Tucidide, questi di sua mano gli donò tosto 500 scudi d’oro (Antidot. 4 in Pogg.). A Francesco Filelfo, perchè recasse in versi latini l’Iliade e l’Odissea di Omero, avea promessa una bella casa in Roma e un ricco podere, e inoltre diecimila scudi d’oro, che deposti avrebbe presso un banchiere, perchè ad opera finita gli fosser contati (Epist. l. 26 ad Leodr. Cribell.). Ma la morte di Niccolò allor sopraggiunta ne impedì l’esecuzione. Seicento annui scudi assegnò parimente a Giannozzo Manetti, oltre la consueta paga di segretario apostolico, perchè si occupasse in varie opere sacre (Vit. Manett. Script. rer. ital. vol. 20, p. 574)• A Guarino per la traduzione di Strabone donò 1500 scudi (Mehus. l. cit. p. 281). Al Perotti per la version di Polibio diè 500 ducati, chiedendogli ancora scusa in Tiraboschi, Voi. VII. 7