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903 LIBRO il Petrarca, l’impiego di segretario apostolico interruppe e troncò gli studi poetici di Zanobi y e inoltre, come si è detto, ciò ch’egli avea scritto, perì per colpa de’ suoi parenti. Aveva egli, come narra lo stesso Villani che afferma di averlo veduto, cominciato un poema in lode del primo Scipione Africano; ma udendo che la stessa materia aveva scelta a trattare poetando il Petrarca, se ne ristette, e scrisse una lettera al Boccaccio, chiedendogli consiglio su qual argomento dovrebbe prendere a verseggiare. Il Villani avea inserito nella Vita di questo poeta il principio di alcuni versi da lui fatti, ne’ quali parlava di questo suo disegno ma ne’ codici, che si son (finora trovati, essi mancano. Quindi di questo poeta coronato non ci son rimasti che cinque non infelici versi dati alla luce dall’ab. Mehus (l. cit. p. 190). Ne abbiamo inoltre alle stampe le lettere da lui scritte in nome del pontefice Innocenzo VI (Martene et Durand Thes. nov. Anecd. t. 2, p. 844)e la traduzione in elegante prosa toscana de’ Morali di S. Gregorio , da lui condotta fino al capo diciotto del libro diciannove, e continuata poi da altro antico anonimo traduttore. Già abbiam parlato dell’orazione da lui detta in occasione della sua laurea. L’ab. Mehus rammenta ancora (l. cit p. 191) una traduzione in ottava rima del Comento di Macrobio sul Sogno di Scipione , che conservasi manoscritta nella libreria di S. Marco in Milano, e che è probabilmente quel poema sulla sfera, che alcuni gli attribuiscono , e ne parlan come di opera scritta in versi latini. Lo stesso autore avverte che alcune