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840 LIBRO nell’altra lingua, e in prosa non men che in verso. In prosa latina abbiamo quelle da noi altrove citate, cioè i quindici libri delle Genealogia degli Dei, il libro sui nomi de’ monti, delle selve, de’ fiumi, ec., i nove libri de’ casi degli uomini e delle donne illustri, l’opera sulle celebri donne, e una lettera a F. Martino da Segni agostiniano, suo confessore, pubblicata dal P. Gandolfi (De CC. Script. August p. 262). In poesia latina abbiam sedici per lo più lunghe egloghe, delle quali egli stesso ci ha data la spiegazione nella lettera ora mentovata. Ma come nella prosa latina egli è ben lungi dall’eleganza degli antichi scrittori, così in queste ei non è al certo troppo felice poeta, e non posson nemmeno porsi a confronto di quelle del Petrarca. In poesia italiana abbiamo la Teseide divisa in dodici libri in ottava rima, del qual genere di poesia egli è comunemente creduto il primo autore, benchè il Crescimbeni abbia intorno a ciò mosso qualche dubbio (Comment t 3 , p. 148), l’amorosa Visione composta di cinque Trionfi, il Filostrato e il Ninfale Fiesolano, poemi romanzeschi in ottava rima, e più altre poesie, altre delle quali sono stampate in diverse raccolte, altri si conservano manoscritte in alcune biblioteche. Alcuni han voluto persuaderci (V. Mazzucch. /. dtp. 1331) che il Boccaccio, dopo Dante e il Petrarca, sia il più elegante fra gli antichi poeti italiani; anzi sembra che il Boccaccio non fosse pago di ciò, poichè parendogli di non poter occupare il primo luogo, quando ebbe vedute le poesie del Petrarca, gittò al fuoco le sue, come raccogliesi