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500 LIBRO finiilmente nell’anno slesso scello tra ’1 numero ile’ 5oo che componevano il Consiglio della Comunità (ib. p. 356), e insieme professore di legge nella università (ib. p. 359). Ma l’anno appresso in una sedizione popolare che destossi in Bologna, poco mancò ch’ei non vedesse la sua casa data furiosamente alle fiamme (Griffon. L. cit. p. 189). D’allora in poi a me non è avvenuto di ritrovare altra memoria di Riccardo nelle Storie bolognesi, ed è probabile che non molto sopravvivesse. Il Panciroli dice eli’ ei morì in Piacenza, mentre tornava da un’ambasciata fatta a Milano. Ma ei non accenna ove abbia trovata cotal notizia. Ei pure aggiugne che delle opere da Riccardo scritte nulla ci è rimasto. L’Alidosi, al contrario, (l. cit.) afferma che se ne hanno alle stampe le Letture sopra il Codice e il Digesto vecchio e i Consigli. Io non trovo alcuno che espressamente ne indichi l’edizioni; e solo ho veduto un Consiglio di Riccardo stampato tra quelli di Alberto Bruno, ove però è certamente corso errore nella data del 1397, perciocchè in quell’anno dovea Riccardo esser morto, e certamente era morto fin da presso a cinquantanni Giovanni d’Andrea che pur vi si sottoscrive, xxxv. _ XXXV. Riccardo ebbe un figlio per nome lui figliuolo. Roberto, che fu egli pure professore di legge in Bologna l’anno 1365 (Ghirard. t. 2, p. 285); ed ebbe non men che il padre non piccola parte nelle vicende a cui fu esposta Bologna di questi tempi; anzi a lui più che ad ogni altro si attribuisce il sollevamento per cui Bologna l’anno 1376, cacciato il legato, riebbe