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33o LIBRO sdegnavano e altri ridevanne, finalmente, Ecco l’ora, esclamò. Allora un soldato, di ciò incaricato , prendendo tre paletti belli, diritti e bianchi, pose fralle mani a ciascheduno de’ fratelli il suo con parole di lieto augurio; ma con tale intervallo di tempo tra V uno e V altro che, se è vero ciò che raccontasi della ruota di Nigidio Figulo, si dovea credere a ragione che ben diversa sorte lor soprastasse; nè fu altrimente, poichè il maggiore di essi, prima del volger di un anno, perdette la signoria di Bologna, e poscia in età ancora fresca la vita; gli altri due già da dieci anni vivono e regnano prosperamente. Quindi prosiegue egli ancor lungamente a mostrar la stoltezza e la vanità di quest’arte (*). Ma egli gettava le sue parole al vento. Troppo comune era allor l’ignoranza, e troppo radicato l’universal pregiudizio, perchè un uomo, benchè dottissimo, potesse felicemente combatterlo e dissiparlo. (*) Se il Petrarca avesse secondata una cotal vanità , che sembra propria della maggior parte degli nomini, non avrebbe forse derisa tanto 1’astrologia giudiciaria. Perciocché egli in una sua lettera inedita, che e la xix del codice Morelliano , racconta che un celebre astrologo a lui, ancora fanciullo, avea predetto che quanti principi e uomini illustri avea , o era per avere quel secolo, tutti r avrebbon ricolmato di grandi onori; Mihi adirne puero famosus quidam praedixit astrologus, futurum ut fere omnium principum alque illustri uni virorum, quos mea tulisset, aul latura esseC aetas, familiaritatcs eximias atque insignem benevolenti am habiturus essem. Ma egli era uom troppo saggio per non lasciarsi ingannare da tali impostori , e per non distinguere un fortuito indovinamonto da una accertata e fondata predizione.