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secondo a5y di Santa Maria del Fiore fecer dipingere alcuni anni dopo da Lorenzo Bicci, celebre pittore, un deposito finto di marmo (Vasari, Vite de’ pitt. t. 1, ed. di Liv. p. 523), ove leggesi ancora la seguente iscrizione: Florentina Civitas ob singularem eloquentiam magni viri Luisii de Marsiliis sepulcrum ei publico sumptu faciendum statuii. XXVI. Di un uomo sì dotto, qual era il Marsigli, pare che ci dovrebbon esser rimaste più opere che facessero sempre più chiara pruova del sapere ond’egli era fornito. E nondimeno, se se ne traggan le lettere poc’anzi da noi citate, che sono sei in numero, scritte in lingua italiana, e per lo più ascetiche, non solo non abbiamo alle stampe cosa alcuna da lui composta , ma assai poco ancora ci si accenna di opere manoscritte. L’abate Mehus parla della sposizione che in lingua italiana egli scrisse di alcune poesie del Petrarca (l. cit. p. 261), che ora conservasi in un codice della biblioteca Laurenziana in Firenze. Una lettera da lui scritta a Carlo V re di Francia è registrata nel Catalogo della real biblioteca di Parigi (t. 3 y cod. 1463, 4128), ma senza indicarne nè l’argomento, nè l’anno. Gli scrittori agostiniani, citati dal Fabricio, ne rammentano ancora alcune altre opere teologiche e scritturali \ ma come essi parlano di un Marsigli che visse fin verso la metà del secol seguente, io non so se esse si debbano a lui attribuire, o a quello di cui ragioniamo. Questi per avventura, occupato continuamente nell’istruire que’ molti che a lui ne venivano, non ebbe agio a scriver XXVI. Opere da Ini comporle.