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^02 LIWIO penna il Pataffio, che è un assai lungo componimento in terza rima, tutto tessuto di motti e riboboli fiorentini quali allora s’usavano, e che ora più non s’intendono. Eccone i primi tre versi che il co. Mazzucchelli ne dà per saggio: Squasimo Deo introcque, e a fussone Ne hai* ne hai piloni con mattana , AL t an la tigna , egli è mazzamarone. Buon per noi, che a niuno è venuto in pensiero di pubblicarlo, e, ciò che peggio sarebbe, di darcelo illustrato con ampi comenti. Alcuni però, rammentati dal Quadrio (Stor. della Poes. t. 3, p. 391) e dal co. Mazzucchelli, l’han comentato di fatti; ma le lor fatiche si giacciono ancor sepolte nelle biblioteche; ed io certamente non mi stancherò in pregare eh1 esse escano alla luce. Vuolsi ancora ch’egli s’esercitasse nella provenzal poesia (V. Mazzucch. l. cit.), e se ne allegano anche altre rime italiane, fra le quali un sonetto è stato pubblicato dal Crescimbeni (Comment. t. 3, p. 65). Di certe altre opere poi, che dal P. Negri (l. cit.) e da alcuni altri scrittori si attribuiscono a Brunetto, come la Povertà de’ stolti, un trattato della Penitenza, la Gloria de’ Pedanti ignoranti, e simili, converrebbe che ci si additassero o i codici che se ne han manoscritti, o le edizioni fattene, per assicurarci ch’esse ed esistano veramente , e sieno di questo autore, sul quale io mi sono steso finora forse alquanto più minutamente che all’idea di questa mia Storia non si convenga; perchè essendo egli stato un de’ primi scrittori dell’arte di ben parlare , bo