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TERZO fatto da Guido a S. Jacopo di Gallizia diede probabilmente occasione all’amor ch’egli prese verso una cotal Mandetta in Tolosa, di cui spesso parla nelle sue poesie; e se questo fu l’unico frutto che dal suo pellegrinaggio ei raccolse, meglio avrebbe fatto a starsene in sua casa. Giovanni Villani racconta ancora (ib. c. 40) un assalto ch’egli con altri dal suo partito dierono a quelli di messer Corso, da cui però furono con perdita loro respinti. Anzi lo stesso anno 1300, in cui ciò avvenne, avendo il Comun di Firenze, per ricondurre a pace quell’infelice città, cacciati in esilio i primarii capi de’ due diversi partiti, Guido fu in essi compreso e rilegato a Serazano, come dice il Villani (ib. c. 41)• Ma questa parte , aggiugne egli, vi stette meno a’ confini, che furono revocati per lo infermo luogo, et. tornonne malato Guido Cavalcanti, onde morì, et di lui fu grande danneggio, perciocchè era come Filosofo virtudioso huomo in molte cose, se non ch’era troppo tenero et stizzoso. Da questo suo esilio scrisse, s’io non erro, Guido quella canzone o ballata, che è l’undecimo dei suoi componimenti pubblicati da’ Giunti, e che comincia: Perch’io non spero di tornar già mai, Ballatetta , in Toscana; nella quale egli parla ancora della sua infermità e della morte che teme vicina. Morì dunque Guido o lo stesso anno 1300, o al cominciar del seguente, e quindi si voglion correggere quegli scrittori che di più anni 11’ lian di fieri tri la morte, e vuolsi ancora emendare un errore