Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/591

r>ro LIBRO italiano di cui ci rimangano alcuni versi, finché non si trovino altre poesie, e si dimostri ch’esse sono più antiche. V. E veramente il vedere la poesia italiana - pregiata assai e coltivata nella corte di Fede. rigo II, che salì sul trono della Sicilia I’an¡no 1197, è un altro non ispregievole argomento a provare che tra’ Siciliani ella nascesse. Abbiam già altrove recato (l. 1,c. 2) il passo in cui Dante altamente commenda la magnificenza e lo splendore di Federigo nell’allettare alla sua corte i più leggiadri ingegni di quell’età; anzi abbiamo ivi allegato il detto del medesimo Dante, che può servir di conferma a ciò che poc’anzi si è stabilito, cioè clic tulio "ti«!> ch% allora scriveasi in lingua italiana, dicevasi scritto in lingua siciliana; come se quest’isola, avendo data la nascita alla volgar poesia, avesse ancora voluto imporle il suo proprio nome. Aggiugnerò qui ancora un passo che mi è avvenuto di leggere nelle cento Novelle antiche, da cui sempre più si conferma ciò che abbiamo affermato. Lo Imperadore Federigo, dicesi ivi (nov. 20), fue nobilissimo Signore, e la gente, ch’avea bontade, veniva a lui da tutte parti, perchè /’ huomo donava molto volentieri, e mostrava belli sembianti; e chi havea alcuna speciale bontà, a lui veniano, Trovatori, Sonatori, e belli parlatori, huomini d’arti, Giostratori, Schernitori, d’ogni maniera genti. Nè sol Federigo onorò del suo favore i poeti, ma volle coltivar egli stesso la poesia italiana. Abbiamo in fatti una canzone di questo principe, data alla luce dall’Allacci, dal Crescimbeni (Comment. t. 3,p. 1 j >