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TERZO 545 può accertare, perchè non vi ha altro storico che ce ne parli più chiaramente. Comunque sia, noi veggiam qui adombrato quel fatto medesimo che abbiam veduto narrarsi, benchè alquanto diversamente, dal Nostradamus , e vi veggiamo insieme rappresentato Sordello non in aria di cavaliere, ma di segreto trafugatore, con qualche altra circostanza, secondo almen la voce che allor ne corse, non troppo a lui onorevole. Segue poi a narrar Rolandino che Sordello, probabilmente per la circostanza accennata , fu da Ezzelino cacciato di casa, e quindi racconta le diverse vicende della stessa Cuniza, che sembrano oscuramente accennate da Dante (Parad. c. 9, v. 34), nelle quali non vedesi più avere alcuna parte Sordello, e che perciò non appartengono punto a questa mia Storia. XVII. Dopo Rolandino io non trovo alcuno che parli del nostro Sordello, fino a Dante. Ma ei ne parla in modo ad accendere maggiormente , anzichè ad appagare la nostra curiosità. Egli, aggirandosi col suo Virgilio per que’ luoghi ove stavan coloro che, secondo la particolar sua teologia, per avere indugiato fino a morte la penitenza, doveano ancora indugiare ad entrare nel Purgatorio, e quelli singolarmente che morendo di morte violenta, solo in quel punto pentiti si erano delle lor colpe, vede in disparte uno spirito cui a qualche esterior contrassegno conosce esser lombardo: Venimmo a lei: o anima lombarda, Come ti stavi altera e disdegnosa, E nel muover degli occhi onesta e tarda! TiaABOscm, Voi. IV. 35 xvu. Si esamina il passo in cui Dante na ragiona.