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3o LIBRO sua corte, ove proseguendo negli intrapresi suoi studi, divenne sì esperto nell'uno e nell'altro diritto, e formò uno stile sì elegante per quei tempi nello scriver lettere, e nel distender carte d’ogni maniera, che Federigo giunse a conferigli le cariche di protonotario della sua corte, di giudice, di consigliere, e a farlo intimo confidente di tutti i suoi disegni (Pipin. et Benven. l. cit.). I giornalisti fiorentini, avendo veduto in una carta dell'anno 1212 sottoscritto Pietro notaio e cancelliere, ne hanno tratto per conseguenza che fin da quell anno godesse Pier delle Vigne il favor di Federigo (l.c. p.(67 ec.). Io non ho ragioni di negarlo. Ma parmi che l identità del nome non basti a provarlo. Anzi al vedere che di lui non trovasi nelle Storie menzione alcuna fino all an 1232, si rende difficile a credere che sin da ventanni addietro ei fosse accetto a questo monarca. Ma checchesia del tempo in cui egli ottenne la grazia di Federigo, è certo pur che l ottenne; e giunse in essa tanto oltre, che, come narrano il Pipino e Benvenuto di Imola, vedeasi nel Palazzo di Napoli una pittura in cui era espresso Federigo assiso sul trono, Pietro sedente sopra una cattedra, e il popol tutto prostrato innanzi a Federigo, in atto d implorare giustizia con questi versi che ivi erano scritti: Caesar amor legum, Friderice piissime Regum, Caussarum telas nostras resolve querelas: A cui Federigo sembrava rispondere, addittando Pietro, con questi versi: Pro vestra lite Censorem juris adite: Hic est: jura dabit, vel per me (lauda rogabil: \ ine» cognomeu, Petrus Judex est sita uoiiicu.