Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/448

di vedere il senato e il popol romano. »Quindi dopo avere descritto e compianto il troppo diverso stato in cui a’ suoi tempi era Brescia, così continua: Ove è ora il gran collegio de’ venerandi giureconsulti? ove que’ gravissimi cittadini? ove que’ buoni consoli? ove quei giustissimi reggitori? Un solo fa le veci di tanti consoli, ec. (Script. rer ital. vol. 14, p. 902). XXXII. Se io volessi ancora inoltrarmi, e far memoria di tutti quelli che o col tenere scuola di leggi, o coll’illustrare scrivendo qualche parte della giurisprudenza, o col raccogliere ed ordinare gli Statuti della lor patria, o in qualunque altra maniera ottennero qualche fama, potrei occupare ancora più fogli di tale argomento. Ma scarso sarebbe il vantaggio, e forse molta la noia di cotali ricerche. Ciò che finora ne ho detto, mostra abbastanza con qual fervore si applicassero gl’italiani a tale studio, e quanto perciò a ragione si facesse alle italiane università un affollato concorso di stranieri d’ogni nazione, e alla nostra Italia si concedesse per comune consenso il vanto di aver fatta risorgere a nuova vita, e di aver rischiarata colla maggior luce che in que’ tempi si potesse sperare, la civile giurisprudenza.

Capo V.

Giurisprudenza ecclesiastica.

I. La Raccolta de’ Canoni compilata già da Graziano, benchè non avesse avuta espressa