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4o6 UBRO Il Panciroli ne loda assai (l. 2, c. 35) la chiarezza nell’espressione , e il giusto discernimento nel conciliare insieme le leggi in apparenza contrarie; e crede ch’essi sian fra tutti i più utili dei principianti. Gli eruditi ancora e gli amator della storia debbon non poco a Odofredo, perchè egli amando non sol di istruire, ma di trattenere ancora piacevolmente i suoi discepoli, va spargendo i suoi libri di parecchi racconti che giovan moltissimo alla storia de’ tempi, e che da lui si espongono con una natìa schiettezza che piace al sommo. Ne abbiam qua e là recati più esempii, e il P. Sarti ne ha a questo luogo raccolti parecchi (p. 150, ec.), da’ quali veggiamo che Odofredo prendeva spesso occasione dalle sue lezioni medesime di spiegare i sinceri suoi sentimenti, e anche di mettere in burla or gli uni, or gli altri. E io non so qual mal animo egli avesse contro de’ Ferraresi, onde deridere ne’ suoi libri quell’alterigia che a lui pareva, certo io credo senza alcuna ragione, che essi affettassero: Or Signori, dic’egli colla sua usata miniera di favellare, hic colligimus argumentum, quod aliquis, quando venit coram magistratu, debet ei revereri; quod est contra Ferrarienses, qui si essent coram Deo, non extraherent sibi capellum vel birretum de capite, nec flexis genibus postularent. Il P. Sarti rammenta le onorevoli commissioni ch’egli ebbe dalla comunità di Bologna, che di questo giureconsulto facea grandissimo conto. Egli morì l’anno 1265, e se ne vede ancora il sepolcro presso quello di Accorso. Più altre cose intorno a Odofredo e alle opere da lui