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173 LIBRO de’ religiosi, recossi a visitare divotamente i luoghi santi di Palestina. Tornato poscia alla patria, si consacrò a Dio, scegliendo a tal fine l’ordine cisterciense, e in più monasteri della Calabria ebbe sua stanza, e fu abate di quel di Curazio. Poscia fondò la celebre Badia di Fiore, che divenne capo di una particolare e più austera congregazione dello stesso ordine, ed ebbe sotto di se non picciol numero di monasteri. Veggasi F erudita Storia della stessa Badia scritta dal sopraddetto P. Papebrochio (l. cit.) che ha ancor pubblicati di nuovo i varii privilegi di cui fu arricchita dall’imperadrice Costanza, da Federigo Il di lei figliuolo e da altri, i quai monumenti erano già stati dati alla luce dal P. abate Lauro e dall’Ughelli (Ital. Sacra, t, 9). Gioachimo la resse fino all’anno 1207, nel quale, o al più tardi nel cominciar del seguente, egli morì, come prova il Papebrochio dai monumenti di quest’anno medesimo, in cui si vede nominato l’abate Matteo di lui successore. Delle rare virtù di cui egli fu adorno, ci ha lasciato un’autorevole testimonianza il suddetto arcivescovo Luca nella mentovata sua Relazione, in cui non narra se non le cose da lui stesso vedute. Egli descrive il dimesso e logoro abito di cui Gioachimo usava, la singolar divozione con cui offeriva il divin sagrificio, nel qual atto, benchè fosse comunemente pallido e sparuto, tutto accendevasi il volto d’un santo ardore*, l’austerità de’ digiuni con cui macerava la sua carne, la singolare umiltà con cui egli stesso esercitava i più vili uffici del monastero, la carità generosa