Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/173

i5a unno incontrare la decima parte di venti mila uomini. Ma chi assicura questi dotti scrittori che Marco abbia scritto venti mi lai Così veramente si legge nell’edizion del Grineo e nel codice Estense: ma nell’edizion del Ramusio si legge dieci mila (l. 1, c. 44). Ed ecco già il numero diminuito della metà. E forse il Polo scrisse anche meno. Ma diamo ancora ch’egli scrivesse dieci mila. Se i suddetti scrittori avessero riflettuto che Mangu-Khan morì non già nella Tartaria, ma nella Cina, la quale ognun sa quanto sia e fosse anche allor popolata; se avessero riflettuto che morì ucciso nell’assalto dato a una piazza (Hist. Univers. t. 17, p. 44°)> e c^ie perciò i suoi soldati dovean essere accesi d’un fiero sdegno contro i Cinesi; se avessero riflettuto per ultimo al lungo viaggio che conveniva lor fare,. per recare al consueto sepolcro il lor monarca, non avrebber forse creduto favoloso il racconto di Marco Polo. Lasciamo alcune altre cose di niun conto ch’essi riprendono in Marco , come il nominarsi da lui i paesi di Og e Magog, i quali per altro anche dagli storici inglesi sono stati situati nella Tartaria (ib. p. 13), ei prodigò magici ch’ei narra seguir talvolta alla tavola del Kan, i quali però egli non dice di aver veduti, come asseriscono i raccoglitori de’ Viaggi, ma narra solo, per quanto pare, sull’altrui relazione, ed altre simili minutezze non degne di essere esaminate. Lasciam, dico, da parte cotali inezie, e vegniamo a più gravi accuse. XII. Marco Polo, dicono i medesimi autori, tra gl’infiniti errori di cui ha empito il suo