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1U LllSllO impieghi, Iratlenevalo spesso in saggi ed eru- I diti ragionamenti; e 1" ottimo principe godeva■ egli stesso d’interrogarlo or delle massime de’ I più saggi filosofi a cui potesse egli ancor con- I formarsi, or di varie naturali quistioni, del* corso delle stelle, della natura de’ fonti e del I mare, e di altre somiglianti cose (l. 9 VarM ep. 24). Quindi ne venne il favore da lui pre-l stato alle lettere, e l’impegno con cui fomentò sempre gli studj. Cassiodoro a nome di lui ■ scriveva le lettere e gli editti; e sapendo di I far cosa a lui gradita, ad ogni occasione esal-■ tava con ampie lodi i coltivator delle scienze. ® Ei chiama Roma la città delle lettere (l. 5 Var. 1 cp. 2’j), madre dell’eloquenza e tempio delle 1 virtù tutte (l. 4 Var. ep. 6). Sollevando Ve-■ nanzio alla carica di conte de’ domestici , più I che ogni altra cosa commenda in lui la lette-* ratina di cui era adorno (l. 2 Var. ep. 15); ■ e questa pure loda singolarmente in Armentario 1 e in Superbo di lui figliuolo, cui solleva all’onore di senatori (l. 3 Var. ep. 33). Così dicasi I di più altre lettere in cui s’incontrano somi- 1 glianli espressioni indirizzate a risvegliare l’an- j tico fervore nel coltivamento delle bell’arti. 1 Quindi ancora veggiamo che anche a questi tempi venivan molti per tal motivo a Roma da lontani paesi, e intorno ad essi avea Teodorico saggiamente ordinato che non si partisser da Roma senza il suo consentimento (l. 1 Var. ep. 39; l. 4, ep. 6), per accertarsi ch’essi avessero compito il corso de’ loro studj. A questi generosi suoi sentimenti par nondimeno che si opponga ciò che narra Procopio