Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/727

666 LIBRO da cinquecento e più anni dimenticata in Italia; e che essa vi risorgesse per opera di Desiderio, il quale volle che molti de’ suoi monaci ne fossero istruiti; ma non proverassi mai colle parole allegate, che di pitture non si avesse più idea alcuna in Italia III. Benché anche per riguardo a’ musaici, tanti ne abbiam veduti ne’ secoli scorsi, i quali non v’ ha indicio a provare che fosser opera di greci artefici, che io sospetto di qualche (*) In un tratto inedito della Conoscenza delle pitture di Giulio Mancini sanese, che si conserva nella libreria Nani in Venezia, e di cui ci ha dato un diligente estratto il ch. sig. c. Jacopo Morelli, mio amico, e a cui molto dee questa mia Storia, si fa menzione di una pittura di Guido e di Pietrolino pittori fatta tra’ l ino e) 1120, che vedesi nella Tribuna de’ Santi quattro Coronati di Roma , nuovo argomento a provare la non mai interrotta continuazione della pittura in Italia (Codici MSS. della Libr. Nani, p. 26, ec.). Alle congetture poi da me recate a provare che non tutti i musaici de’ bassi tempi furon lavoro de’ Greci, deesi aggiugnere l’iscrizion del mosaico fatto l’anno 1141 nella cattedral! di Trevigi da un certo Uberto, nome certamente non greco. Essa è stata pubblicata dal cardinale Furietti nella sua bell’opera dei Musaici, e poscia più correttamente del ch. sig. con. Rambaldo degli Azzoni Avogaro canonico della stessa chiesa (Mem, per servire aW Tstor. letter. t. 3, par. 5, p. 65, ec.). « A’ musaici dei bassi secoli debbonsi anche aggiugner quelli della cappella di S. Pietro nel real palazzo di Palermo, della chiesa della Martorana, e della cattedrale di Monreale in Sicilia, de’ quali come di opere d’insigne e maraviglioso lavoro e tuttor sussistenti parla l’eruditissimo sig. D. Francesco Daniele regio storiografo , il qual però inclina a credere che greci ne fusser gli artefici (I Regali Sepolcri del duomo di Palermo , p. 64) ».