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quauto 54g non abbiano di Giovanni fatta menzione alcuna. Ma a me sembra che questi due autori potrebbon rispondere che non vi avea ragione per cui dovesser parlarne; perciocchè essi scrivevan di quelli che hanno scritto latinamente, e tutte le opere di Giovanni, che si conservano nelle biblioteche, sono scritte in greco. VII. Che più? Anche alle Spagne si fè conoscere il valore degl’Italiani nel coltivamento de’ filosofici studj per opera del celebre Gherardo cremonese. E so ben io che non sol gli Spagnuoli pretendono di annoverarlo tra’ loro scrittori, ma che alcuni ancora tra gl’italiani troppo docilmente si arrendono alle ragioni che essi ne adducono. Io però mi lusingo di poter mostrare con qualche evidenza che Gherardo fu veramente cremonese di patria. Sponiam dapprima lo stato della questione, e poscia esaminiam le ragioni che dall’una e dall’altra parte si posson recare. Conservansi in molte biblioteche codici mss. di libri filosofici e medici tradotti dall’arabo da Gherardo. Or da questi codici raccogliesi chiaramente che Gherardo visse assai lungo tempo in Toledo, il che volentieri da noi si concede. Ma in oltre, dove in alcuni di questi codici ei dicesi cremonese, in altri dicesi carmonese, cioè di Carmona città della Spagna; ed ecco l’origine della contesa fra gl’italiani e gli Spagnuoli. Questi non aveano mai pensato a riporre Gherardo nel novero de’ loro scrittori. Niccolò Antonio fu il primo che prendesse a rivendicare alla Spagna un onore ch’egli credette rapitole ingiustamente dagl’italiani (Bibl. hisp. vet. t. a, p. a63). E a confermare la sua Tiraboschi , Voi. III. 35 * vii. Notizie di Gherardo cremonese: questione intorno alla sua pallia.