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TERZO 35j la lingua greca e 1’ebraica; ma ci mostra insieme che qualche cognizione ne avea, e probabilmente maggiore assai (di quella ch’gli confessa. Graecam nescio loquelam, Ignoro hebraicam: Tres aut quatuor in scholis Quas didici sillabas, Ex li is milii est ferendus Manipulus adorea. Altri versi abbiam parimenti che scriveansi l’uno all’altro questi due Italiani (l. c. p. 409 ec)> ne’ quali veggiamo che essi si propongono a vicenda a sciogliere alcuni enimmi. Anzi lo stesso Carlo non isdegnava talvolta di proporne alcuni a Paolo, come raccogliesi da alcuni versi ch’egli gli scrive (ib. p. 413). Questo gran principe avea pel nostro Paolo non solo stima e rispetto, ma direi quasi un’amichevole e tenera confidenza. Egli gliene diede più pruove non solo quand’era in Francia, ma dappoichè ancora fu ritornato a Monte Casino; il che sempre più ci dimostra quanto sia falso ciò che della congiura da Paolo ordita, o almeno appostagli, si è detto di sopra. Due lettere abbiamo scrittegli amendue in versi da questo sovrano, il qual pare che non si sapesse dimenticare di un uomo a lui sì caro. La prima è tra le opere d’Alcuino carm. 186); e in essa il chiama suo diletto fratello: Parvula rex Carolus seniori carmina Paulo Dilecto fra tri, inittit lionore pio. Quindi dopo essersi rivolto alla sua lettera