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IV. Allr** epoche della sua vita: sue OpiTf. 303 LIBRO poscia a narrare che Venanzio Fortunato attesa agli studi in Ravenna, e coltivando la gramatica, la rettorica, la poesia, vi si rendette famoso. A que’ tempi era facile il divenirlo; e Venanzio che ora appena si annovera tra’ poeti, dovea allora sembrare un nuovo Virgilio. Egli parla di se stesso più modestamente assai, e ragionando de’ giovanili suoi studj, così ne dice: Ast ego sensus inops, Italae quota portio linguae, Faece gravis, sermone levis , ralione pigre<oen i, Mente hebes, arte carens. usu rudis, ore nec expers, Pan da gramroaticae lain’uens refluamina guttae , Rhetoricae exiguum praelibans gurgitis haustum , Cote ex juridica cui vix rubigo recessit; Quae prius addidici dediscens, et cui tantum Artibus ex illis odor est in naribus istis. De Vita S. Martini, l. 1. Questi versi medesimi ci fan vedere che non era certo Venanzio un gran poeta; e benchè egli parli in essi di se medesimo con sentimenti troppo modesti, ci persuade però facilmente eh’ ci 11011 fosse nella gramatica e nella poesia versato molto. IV. Mentre ei trattenevasi in Ravenna insieme con Felice che fu poi vescovo di Trivigi, furono presi amendue da un mal gravissimo d’occhi, a cui non trovando altronde rimedio alcuno, ebber ricorso all’intercessione di S. Martino, e in tal modo ottennero la guarigione. Così ci narra egli stesso, e dopo lui Paolo Diacono, (l. cit.) il quale aggiugne che Venanzio mosso da gratitudine verso il Santo suo liberatore, abbandonata la patria poco innanzi all’invasione de*Longobardi, andossene a Tours in Francia