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VITI. Pruove della credulità e mancanza di crii ira di questo scrittore. 166 LIBRO che tornasse in onore di S. Gregorio, ciò basterebbe perchè si gridasse ad alta voce ch’ei non merita fede. Ma ei narra tal cosa che giova a mostrarlo fanatico ed ignorante: dunque egli è uno storico critico e veritiero a cui possiamo affidarci. A me piace di esser costante; e quindi, come altre volte ho creduto dubbioso alcun fatto che vedesi narrato solo da troppo tardo scrittore, così qui ancora io non veggo bastevol motivo a credere vero il racconto di Giovanni di Sarisbery. Giovanni diacono che ha scritto sì lungamente la Vita di questo pontefice, e che non avrebbe dissimulato un tal fatto, poichè ei l’avrebbe creduto degno di lode, non ne fa motto. Niun altro scrittore per lo spazio di quasi sei secoli ci ha lasciato alcun cenno di biblioteca incendiata da S. Gregorio. Dopo si lungo spazio di tempo uno scrittore inglese ce lo racconta senza addurcene pruova. Perchè dobbiamo noi credergli sì facilmentefl Vili. Ma qui appunto ci attendeva il Bruckero. No, dice egli, Giovanni non asserisce un tal fatto senza le giuste pruove (App. p. 659, ec.). Egli dice che ciò narrasi da’ maggiori: ut traditur a majoribus. Era dunque questa una perpetua tradizione di cui niun dubitava, era probabilmente scritta in più libri che or non abbiamo. Un uom sì saggio e sì dotto, come era Giovanni di Sarisbery, non avrebbela senza fondamento asserita. Così continua assai lungamente il Bruckero a dimostrare, com’ei si lusinga, che il racconto di questo scrittore è degnissimo d1 ogni fede. Ma che sarebbe s’io costringessi lo stesso erudito Bruckero a