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SECONDO 165 certezza. Innoltre S. Gregorio essendo pontefice poteva credersi autorizzato a togliere dalle mani de’ suoi fedeli i libri degl’idolatri, da cui potesse temere danno alla lor fede. Nemmeno risponderò , come ha fatto l’erudito P. Caraffa (Hist. Gymn. rom. t. 1, p. 104), che S. Gregorio desse alle fiamme soltanto i libri superstiziosi e astrologici. Le parole allegate troppo chiaramente dinotano tutta la biblioteca e tutti i libri degl’idolatri: Scripta Palatinus quaecumque tenebat Apollo. Fertur Gregorius bibliothecam combussisse gentilem. Ma qui è il luogo opportuno a, cercare ciò di che sopra non abbiam voluto far quistione, se il testimonio di Giovanni di Sarisbery sia tale che meriti fede. Chi è egli questo scrittore? Egli è in primo luogo lontano sei quasi interi secoli, come si è detto, da S. Gregorio. Or alcuni de’ valorosi critici de’ nostri giorni tengono una condotta, per vero dire, assai leggiadra. Essi vogliono che ogni cosa si provi coll’autorità di scrittori contemporanei, o assai vicini a’ tempi di cui si ragiona. E se veggono un fatto antico narrarsi da un moderno scrittore senza recarne in pruova alcun autorevole monumento, essi o il rigettano come falsa, o almeno il ripongono tra’ dubbiosi -, ed io ancora son dello stesso parere, e mi lusingo di averlo finor seguito nel corso di questa Storia. Ma perchè non sono essi coerenti a se medesimi? perchè ove si tratti di un fatto che per qualche motivo essi bramino di persuadere, basta loro qualunque testimonianza di autore benchè lontanissimo? Se Giovanni di Sarisbery ci narrasse tal cosa