Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/120

PRIMO 59 V. Oltre queste Orazioni, altre ancora ne abbiamo da lui composte a foggia delle antiche declamazioni, e una di esse detta improvvisamente su un argomento propostogli dal mentovato Deuterio, alcune ancora da lui fatte ad uso altrui, e singolarmente del suo Aratore, una per Onorato vescovo di Novara, e un’altra per un cotale Stefano Vicario; il che ci fa conoscere in qual pregio egli fosse, poichè gli venivano all’occasione, come ad uomo eloquente, richiesti componimenti di tal natura. E nondimeno era egli ancor giovinetto, perciocchè nato, come si è detto, l’anno 473, egli continuò ad esercitarsi in tali studj solo finchè arrolossi nel clero. Ciò avvenne certamente prima della morte di S. Epifanio vescovo di Pavia, perciocchè egli racconta che da lui era stato ammesso tra’ cherici: quem religionis titulis insignisti, religiosorum in divinam repromissionem redde participem ad (fin. Vit. Epiph.). parecchi passi di alcune delle Orazioni da me qui indicate, giustamente riflette che Ennodio era , quando le recitò , uomo di età già matura, ed arrotato nel clero, e che perciò essendo certo che quando egli consecrossi a Dio, fissò la sua dimora in Pavia, decsi credere che ivi ci tenesse queste Orazioni, quando non voglia credersi che eg’i a nella posta si trasferisse a Milano, quando dovea recitarle. Egli osserva ancora che, ove Ennodio ragiona di Aratore e del vescovo di Milano’ Lorenzo, accenna bensì che questi aveasi preso in casa quell’orfano giovane, ma non afferma che tenesselo ancora , quando ebbelo mondato alle scuole. Tn somma io debbo qui confessare sinceramente che la mia opinione mi sembra ora assni meno probabile che non mi sembrasse dapprima, e che alcune di quelle Orazioni par certo che da S. Ennodio fossero recitate in Pavia.