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era in uso. Solevano gli Egiziani rappresentare ne’ lor monumenti de’ griffi, de’ lioni alati, ed altri somiglianti capricciosi mostri; e tali sculture noi veggiam pure ne’ monumenti etruschi. I monumenti etruschi de’ tempi più antichi hanno una grande somiglianza cogli egiziani, come ha osservato il celebre antiquario Winckelmann. (Hist. de l’Art. t. 1, p. 181, édit. d’Amsterd.). Le piramidi, sì famose presso gli Egiziani, usate erano ancor tra gli Etruschi, e ne abbiamo certissimo testimonio in ciò che Plinio ne dice (Hist. Nat. l. 36, c. 13) del sepolcro di Porsena uno degli antichi loro sovrani. Tutto ciò, conchiude l’erudito conte di Caylus (Recueil d’Antiquit. t. 1 p. 78), non ci permette di dubitare che commercio reciproco non fosse tra gli Egiziani e gli Etruschi, e che col commercio l’amore ancor delle scienze si tramandasse dagli uni agli altri. Quindi il soprallodato Winckelmann1, il qual per altro sostiene che gli Etruschi senza la scorta di alcun’altra nazione si applicarono alle arti liberali, confessa

  1. Quando io pubblicai la mia Storia aveasi solo la prima edizione della Storia del Winckelmann, e io non potei far uso che della version francese stampata in Amsterdam e altrove nel 1766. La nuova edizione da lui apparecchiata, ma non potutasi da lui pubblicare per l’infelice sua morte accaduta nel giugno del 1768, ci ha dati assai più copiosi lumi su questo argomento. Io ho alle mani l’edizione fattane in Roma per opera dell’ab. Carlo Fea l’anno 1783, ec. Ivi si può vedere ciò che a lungo dice nel terzo libro del primo tomo il chiarissimo autore delle belle arti esercitate non sol dagli Etruschi, ma anche dagli altri antichi popoli lor confinanti, quali erano i Sanniti, i Volsci e i Campani.