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26 prefazione

senza esame seguíta. Io mi son dunque stimato in dovere di confutare, ove fosse d’uopo, ciò che a svantaggio dell’Italia vi si afferma, singolarmente col toglierle alcuni uomini illustri che noi a buon diritto riputiam nostri. Ma nel combattere le opinioni di questi e di altri accreditati scrittori io ho usato di quel contegno ch’è proprio d’uomo che si conosce inferiore di molto in forze al suo avversario, e che spera di vincere solo perchè si lusinga di avere armi migliori. Si può combatter con forza, si può ancora scherzare piacevolmente senza dire un motto onde altri a ragione si reputi offeso. Le ingiurie e le villanie troppo mal si confanno ad uomini letterati, e noi Italiani siamo forse non ingiustamente ripresi di esserne troppo liberali coi nostri avversari. A questo fine mi sono astenuto dall’entrare in certe contese sulla patria di alcuni nostri antichi scrittori, nelle quali lo spirito di partito regna da lungo tempo per modo che non è possibile il mostrarsi favorevole ad una parte senza che l’altra se ne dolga troppo aspramente; e nelle quali perciò il voler decidere è cosa pericolosa al pari che inutile. Io accennerò le ragioni che da amendue le parti si arrecano, e lascerò che ognuno senta come meglio piace.

Tutta l’Opera sarà divisa in sette, o otto volumi i quali, se il cielo mi concederà vita e forze, verrannosi coll’intervallo, come spero, non maggiore di un anno seguendo l’un l’altro. Forse sembrerà ad alcuni troppo ristretto un tal numero di volumi all’ampiezza della materia. Ma nel metodo a cui ho pensato di