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LIBRO TERZO 491

natura, viene accusato, cioè a Carlo Sigonio, di cui si dice che sotto nome di Cicerone spacciasse un suo libro intitolato De Consolatione(*)•

XVII.Di questa punto ci spedirem facilmente, che molti sono, e nelle mani di tutti, gli scrittori che ne favellano. Veggasi fra gli altri la Vita del Sigonio scritta dall’eruditissimo Muratori , e premessa alla edizione di tutte le opere di quel grand’uomo fatta in Milano dalla Società Palatina, la prefazione al tomo sesto delle stesse opere, e la dissertazione di Goffredo Baldassare Scharfio stampata prima nel sesto tomo delle Miscellanee di Lipsia, e poscia nel suddetto tomo dell’Opere del Sigonio, ove pure si leggono e il giudicio di Antonio Riccoboni, con cui prova non esser quella opera di Cicerone; e due orazioni e un dialogo dello stesso Sigonio a provare non che essa sia veramente di Cicerone, ma che non vi è ragion bastevole a negarlo. A ridurre in breve la serie tutta del fatto, l’anno 1583 Francesco Vianelli (non Carlo, come dice il Fabricio), uomo colto e
(*) Dopo aver favellato delle contese nate pe' libri de Gloria e de Consolatione di Cicerone , potevasi aggiugnere alcuna cosa delle lettere di Cicerone e di Marco Bruto , sulle quali pure si è disputato assai, se debbano aversi in conto di vere, oppur di supposte. Ma il celebre Middleton mi ha in ciò prevenuto colla bella dissertazione aggiunta alla sua Vita di Cicerone, in cui felicemente ribatte le ragioni tulle allegate fra gli altri dal Tunstall a provarle finte, e reca evidenti ragioni a mostrarle sincere. Presso lui dunque si potrà leggere tutto ciò che appartiene a tale argomento.