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alla seconda edizione 5

date rovesciato un sistema di cui compiacevasi, si rivolse sdegnosamente contro quelle arme da cui sentivasi punto. Io son persuaso, e spero che niuno vorrà contrastarmelo, che la verità e la esattezza sono la prima dote che in uno storico si richiede, e che le riflessioni e i sistemi cadono a terra, se i fatti a cui sono appoggiati, non hanno che fondamenti o rovinosi, o incerti. Perciò prima di ogni altra cosa io mi sono studiato di scoprire la verità e le circostanze de’ fatti, e ne ho poscia tratte le riflessioni che mi son sembrate opportune. E io ardisco di lusingarmi che se alcuno, spogliando la mia Storia delle cronologiche discussioni, e delle minute ricerche nelle quali ho creduto che mi obbligasse a trattenermi più volte l’essere io il primo a rischiarare un sì ampio argomento, ne traesse solo la sostanza dei fatti, e le conseguenze che ne ho dedotte, e le generali considerazioni sullo stato della Letteratura, che qua e là ho sparse in più luoghi, verrebbe forse a formare quel filosofico quadro che ad alcuni sembra mancare a quest’Opera. Ma checchè sia di ciò, io non mi arresterò a provar lungamente che il metodo da me seguíto sia il migliore. Io mi compiaccio di vederlo palesemente approvato dall’universal favore degli eruditi italiani, e quindi non potrò pentirmi giammai di averlo seguíto. Altri, a cui ne sembri diversamente, si accinga all’impresa; e se l’Italia, dimenticata la mia Storia, onorerà di più grata accoglienza il nuovo lavoro, non sarò io tra gli ultimi a fargli applauso. Ma di apologie basti fin qui, e passiamo