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LfBRO TERZO 46/ fUi scrivea l’Alcionio; e che una gran parte ilei grcondo dialogo è indirizzata a confutare il libro di Plutarco della Vita illustre; talchè, quando se ne voglian raccogliere tutti que’ passi che a Cicerone potè involar l’Alcionio, appena se ne formeran poche pagine. Questo medesimo dunque rimarrà a dire, come abbiamo accennato, cioè che l’Alcionio abbiane alcuni periodi qua e là inseriti nella sua opera. Ma ciò a qual line l O egli era uomo ad imitare nella sua opera lo stile di Cicerone; e qual gloria venivagli da qualche picciola parte de’ libri de Gloria, ch’egli avesse inserita ne’ suoi che tutti sarebbon sembrati di un medesimo stile? O non era uomo da tanto; e poteva egli forse sperare che per qualche elegante periodo sarebbe paruta degna di lode l’opera tutta? O potea lusingarsi egli forse che conosciuto non fosse il furto; e che molti non si accorgessero non esser sue le penne di cui andava adorno, benchè forse non sapessero dire a qual uccello fosser rapite? Come per ultimo assicurarsi che l’esemplare del libro di Cicerone, che egli avea, fosse unico veramente, e niun altro se ne potesse trovare in qualche altra biblioteca? XV. A me dunque non sembra punto probabile che l’Alcionio si facesse reo di tal delitto; nè io leggendo il suo trattato dell’Esilio vi scorgo quella diversità di stile che vi ravvisava il Manuzio. Anzi, s’io debbo dire ciò che ne sento, tutto il libro dell’Alcionio a me sembra scritto con uno stile elegante per lo più e colto, ma che nondimeno troppo sia lungi dalla forza, dalla maestà, dall’eloquenza