Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/490

LIBRO TERZO 44* di altro scrittore, così in ciò elfi è forza e vivacità, sono inferiori alle storie di Sallustio e di Cesare. Più altri libri storici avea egli composti, e quel compendio singolarmente di Storia universale, che tanto da Catullo vien commendato con que’ versi: Cum ausus es unus Italorum Omne aevum tribus explicare chartis Doctis, Jupiter! et laboriosis. Carm. I. Di questa e di altre opere da lui scritte, ma che non ci son pervenute, veggansi il Vossio (De Ih st. lai. I. i, c. i4)> il Fabricio (Bibl. lat. l. 1, c. 6) e il march. Maffei (loc. cit.). IX. Questi furono i principali storici che fiorirono a’ tempi di Cesare e di Cicerone. Il regno d’Augusto non ne fu meno fecondo; ma di tutti, trattone solo una parte di quelle di Livio, sono infelicemente perite le storie. Rammenteremo brevemente alcuni de’ principali scrittori, come di sopra si è fatto; poscia più lungamente ci tratterremo intorno a Livio. E in primo luogo quell’Asinio Pollione, di cui già più volte abbiam favellato, uomo dotto, ma di altri dotti del suo tempo biasimator fastidioso, più libri di storie aveva scritti che da vari antichi autori vengon citati, le testimonianze de’ quali sono state dal Vossio diligentemente raccolte (De Hist. lat. l. 1, c. 17). Seneca il Retore ci ha conservato un passo di questo storico, in cui fa l’elogio di Cicerone, benchè gli fosse implacabil nemico; ed egli ci assicura che passo più eloquente di questo non v’era nelle storie di Pollione. in tal maniera che