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LIBRO TERZO 3g7 egli ha, tale ingegno e tal impeto nel ragionare , che ben si vede che lo stesso animo recò egli a perorare che a combattere. A tutto ciò inoltre si aggiugne una maravigliosa eleganza e proprietà di stile, di cui fu singolarmente studioso. Ma di Cesare più lungamente fav llcremo, ove degli storici ci converrà tenere ragionamento. Molti altri oratori potrei qui annoverare che fiorirono al tempo stesso di Cicerone; poichè di molti troviam contezza in varie sue opere e in quelle di altri autori. Ma dirò io ancora ciò che in somigliante argomento dice Quintiliano (ib.): Sunt et alii scriptores boni; sed nos genera degustamus, non bibliothecas excutimus. XIX. Prima però di passare più oltre, vuolsi qui congiungere a Cicerone un suo carissimo schiavo prima e poscia liberto, cioè Tullio Tirone , uomo aneli’ esso di non volgare sapere, e dal suo padrone perciò teneramente amato. Basta legger le lettere che Cicerone gli scrisse (l. 16 ad Famil.), per vedere quanto esso gli fosse caro. Io penso che più affettuose espressioni non usasse mai Tullio nè colla stessa sua moglie da lui per altro per lungo tempo amata teneramente, nè col fratello, nè con verun altro di sua famiglia. Era in fatti Tirone uom colto nelle belle arti, e di costumi insieme piacevoli e dolci al sommo; e gl ande vantaggio recava a Cicerone ne’ suoi studi, com’egli medesimo si dichiara scrivendo ad Attico (l. 7, ep. 5). Veggo, dice , che tu se’ sollecito per Tirone. Quanto a me, benchè egli mi sia di maraviglioso aiuto, allorquando è sano, ne’