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fulmina arbitratur (Hist. nat. l. 2, c. 53). Il Bruckero al contrario, che singolarmente dopo aver letta la Dissertazione del Lampredi suo avversario poco favorevol si mostra alla etrusca letteratura, pretende che effetto di superstizione soltanto e non di fisica osservazione si fosse una tale sentenza. A me non sembra questione sì agevole a diffinire. Se altro non si aggiugnesse da Plinio, parrebbe essa chiaramente decisa in favor degli Etruschi; ma egli di questi fulmini favellando aggiunge: Quae infera appellat (Etruria) brumali tempore facta, saeva et execrabilia. Colle quali parole sembra indicarne che i fulmini di sotterra scoppiassero solo, secondo gli Etruschi, in tempo di verno, e che essi soli funesti fossero e dannosi; il che certo a buona fisica non si conviene. Ma le parole non son sì chiare che bastino a decidere sicuramente. Io lascerò dunque che ognuno segua qual parer più gli piace. Delle altre superstiziose osservazioni degli Etruschi intorno a’ fulmini, benchè qualche morale allegorico senso possan racchiudere, come ingegnosamente osserva il Lampredi, io non farò motto; e ad altre cose passerò in vece, che del saper degli Etruschi ci fanno più certa fede.


Gli Etruschi coltivarono la medicina e l’anatomia. XXII. Che gli Etruschi coltivasser la medicina e l’anatomia, si è da alcuni provato con sì deboli argomenti, che l’usarne troppo mal si conviene a’ sostenitori di buona causa. Possonsi questi vedere presso il Lampredi che saggiamente ne mostra l’insussistenza (p. 41, ec.). Nè è perciò che altre migliori pruove noi non ne abbiamo. Il continuo sviscerar degli animali, che

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