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la causa della pioggia è il vapore nell’atmosfera più un certo abbassarsi della temperatura fino all’istante prima di quello in cui la pioggia comincia a cadere. Ma tra la pioggia che comincia a cadere e il vapor d’acqua diffuso nell’atmosfera a una temperatura che s’abbassa, non v’è perfetta e compiuta identità, c’è ancora un intervallo temporale per quanto infinitesimo. Ed eccoci di nuovo a domandare la causa per cui a un certo punto il vapor d’acqua che sta lì lì per cadere ma non è caduto ancora diventa finalmente pioggia che cade dal cielo. L’intelletto vuole in pari tempo due cose contraddittorie: vuole la distinzione di causa e di effetto e l’adeguazione perfetta dei due: vuole l’adeguazione perfetta di causa e di effetto, perchè solo allora il suo bisogno d’identità è pienamente soddisfatto, solo allora è abolita la molteplicità, solo allora la distinzione e la varietà sono ridotte a mera apparenza, ma vuole la distinzione di causa e d’effetto perchè è l’effetto che deve esser abolito nella causa, è il susseguente che dev’essere abolito nell’antecedente, è il futuro e il presente che dev’essere abolito nel passato e non viceversa, e per ciò stesso distingue tra antecedente e susseguente. Risolvendo l’effetto nella causa, l’intelletto tende a negare la realtà della sequenza temporale, a svalutarla come mera apparenza, a persuadersi che dove l’apparenza è di un cambiamento, in realtà nulla è cambiato e tutto è rimasto come prima. Ma d’altra parte egli non può negare la sequenza temporale almeno a titolo di mera apparenza e illusione. Così l’intelletto è obbligato a mantenere la distinzione tra antecedente e susseguente nell’atto stesso in cui si sforza di annullarla. Perciò tra l’effetto pioggia e la causa vapor d’acqua più cambiamento di temperatura continua a mettere un intervallo, che per quanto sempre minore non diventa mai rigorosamente uguale a zero.

Ora, solo ciò che si risolve interamente nella sua causa è interamente necessario: solo se B si risolve interamente nella causa A, posto A è necessario che B sia, perchè allora dire B e dire A è tutto uno, e dire che posto A è posto B, val quanto dire che posto A è posto A. Necessario è l’identico, e soltanto l’identico. Ma nessun effetto si risolve mai interamente nella sua causa, perchè se si risolvesse interamente in essa, nulla lo distinguerebbe,