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O seguiva ella nel cervello di Germano il pullu lare degl'ingiusti pensieri?

Vicino al grande cancello dell'uscita, si fermò, congiunse le mani guantate e, fissando gli occhi negli occhi del Rosemberg, disse con accento di preghiera e di rimprovero:

— Non pensi male di me! Si, mi sono sposata nemmeno dopo un anno. Che cosa dovevo fare? — e affrettò il passo, perchè egli non vedesse il pianto che le tremolava sul ciglio.

La chiaroveggenza sentimentale di Flora colpì Germano; la sincerità accorata delle sue parole lo sconvolse.

Ciò che ella diceva era vero. Che cosa avrebbe potuto fare la poverina?

L'idea di quel marito vecchio, che pochi mi nuti prima lo aveva fatto ridere tra sè beffarda mente, adesso lo moveva a sdegno. Immaginò una serie di piccole sevizie, una tirannia di ogni minuto, che fece divampare in lui unaspecie di furore.

Salirono nella carrozza elettrica e sedettero di faccia.

Le imprudenti parole di Flora, con le quali aveva riconosciuto in Germano quasi il diritto di sindacare la sua vita, avevano gettato un ponte tra il passato e il presente.

A piazza dei Cinquecento egli la trattenne an cora con accento supplice e imperioso.

— No, non vada via, sia buona. Non voglio che lei mi lasci così!

- ^ tardi — ripeteva Flora smarrita. Quelle parole che egli le diceva a bassa voce, con respiro anelante, la sconvolgevano. Provava un senso di vergogna, provava un senso di ter rore, ma non le era possibile di fuggire.