Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
— Ti saluto, o Ermanno Monaldeschi, magnifico signore di Orvieto - fece a Vanna profondissimo inchino e rimase immobile dinanzi a lei, col cappello in mano, curva la testa solida e riccioluta.
Vanna sorrideva con imbarazzo, non volendo apparire famigliare e non osando mostrarsi scortese.
Il custode, che usciva dal pozzo di San Patrizio, la tolse d'impaccio, chiedendole:
— Vorrebbe forse visitare il pozzo, signora?
Vanna, per risolvere la situazione, era sul punto di accettare; ma Fritz Langen buttò alcune monete al custode e gl'impose col gesto di allontanarsi.
— Non si sprofondi nelle viscere della terra, signora, oggi che il sole di gennaio è benigno.
— Già, si direbbe una primavera - Vanna rispose a capo chino, tuttavia confusa al ricordo che quel signore l'aveva una volta scambiata per la moglie di Bindo Ranieri.
Tale idea attraversò anche il cervello di Fritz Langen, ond'egli battè con forza una palma sull'altra, esclamando:
— Mi chiami imbecille, signora, mi chiami bestione. Me lo faccia in cortesia.
Essa lo guardò con viso attonito, e fece un piccolo gesto scandolezzato.
— Perchè dovrei mancarle così di riguardo?
— Perchè me lo merito, perchè una gemma preziosissima non s'incastona dentro un anello di