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294 amore nell'arte

Pregato dal signor Duport, Riccardo si sedette senza esitazione al pianoforte; tutte le copie dei danzatori gli si disposero in circolo; egli era lieto di dare a sua moglie e a quella vaga riunione di giovani e di signore un saggio straordinario della sua abilità musicale.

Ma nel rivolgersi alla fanciulla per invitarla a sedersi presso di lui, egli trasalì nello scorgerne le sembianze. Era lo stesso profilo di Anna, la stessa persona esile e delicata, lo stesso aspetto pensieroso e soffrente; ma vi era ancora di più, essa vestiva un abito azzurro sparso di stelle d’argento, e pendevate tra le trecce scomposte una corona di rose bianche avvizzite. Tutto si riaffacciò allora alla sua mente: erano scorsi sei anni che in una sala come quella, in una festa da ballo, forse in quell’ora medesima, egli aveva conosciuto quella fanciulla a cui lo aveva legato un giuramento formidabile, a cui aveva fatto sacramento di fedeltà e di amore per tutta la vita; in quel giorno stesso egli aveva infranto il suo patto, in quel giorno stesso egli doveva forse subirne una punizione tremenda.

Riccardo impallidì a questa rimembranza, e disse alla fanciulla con voce interrotta:

— Che cosa desiderate di cantare? Incominciate.

— Non so, diss’ella, ciò che mi verrà pel primo sotto le mani, e tolto un volume di musica, e apertolo a caso, lo collocò sul leggìo. Riccardo vi gettò gli occhi e trattenne a forza un grido di spavento... era quella sinfonia abborrita di Hummell...

Allora il giovane avrebbe voluto ritirarsi, ma non era più in tempo; la fanciulla aveva già incominciato..., era la stessa voce di Anna..., un brivido di morte scorse per tutte le fibre di Riccardo; egli pure volle incominciare, ma, orribile cosa! le sue mani erano irrigidite; le sue dita toccavano la tastiera e non potevano premerla; cin-