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ventato bianco! È un’idea che mi tortura il cervello senza rimedio.

«Se potessi incanutire interamente in un giorno! Se tu, venendo qui un’altra volta, mi trovassi invecchiata ad un tratto… una vecchietta, tutta bianca, tutta rugosa! Come ne sarei felice!

«Voglio che tu mi faccia fare una chiave della nostra stanzetta, voglio andarvi qualche volta intanto che tu sei lontano, voglio andarvi a pregare. E non credere che te lo dica per celia: davvero, Giorgio, se v’è un luogo dove io sento che potrei pensare al cielo, e sentirmi più buona, e pregare proprio con fervore, gli è quello. È bene di avere sulla terra un luogo dove potersi ricordare del cielo: di là la felicità vi ci ha già avvicinati. E poi, sei tu che vieni a visitarmi, e son io che dovrei apparecchiare pel tuo ricevimento. Vorrei gareggiare con te in questo sfoggio di apparecchi. Vedresti che ordine, che abbondanza di fiori, che assortimento di confetti!»

«Riprendo a scriverti dopo una mezz’ora d’intervallo. Sono stata sul balcone a veder spuntare il giorno. Che spettacolo delizioso!

«Non l’aveva osservato chi sa da quanto tempo. Credo che un uomo disgustato della vita non avrebbe che ad assistere allo spettacolo di un’aurora per riamarla; almeno sono ben certa che in quel momento non avrebbe il coraggio di morire. Una cosa orribile, una raffinatezza di crudeltà mostruosa, è l’abitudine che si ha di giustiziare i delinquenti al mattino. Morire alla sera non deve esser per metà sì doloroso. Ma non parliamo di questo, io amo la vita, Giorgio, io l’amo in qualunque momento; io sono felice.

«Sono rientrata perché spira un’aria acuta, frizzante, e non ho indosso che una camiciuola sottile quanto una ragna. Se vedessi gl’inchini che si fanno i miei fiori sotto