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160 DEGLI ANNALI

che vivo perdo il trono.„ Ma come a teste voto nulla fa impressione; cesse doglia e terrore a lusso: poltroneria; tanto più che venne qualche buon viso dalle province, e ’l Senato dichiarato avea nemico Galba. Con musica e ludi fu tosto cantata anzi tempo vittoria: e a parte dell’insana gioia entrò la dedicazion del tempio di Sabina Poppea. I beni di Galba, venduti all’incanto servirono a tai ridicoli: le ricchezze de’ Galli, perchè non ancor domi, serbate a preda.

LXXVII. Così Nerone: ma altro fortuna destinava. Non v’avea, più in Roma, di principe che il nome; le forze dell’impero eran passate in Ispagna; oltre le prime truppe avea Galba nuove legìorni, una tal qual forma di Senato; e guardie dell’Ordine equestre, accresceano autorità l’ispane possessioni di Nerone, messe all’incanto. Più valido fu l’appoggio d’Otone Prefetto di Lusitania, tanto a Galba più prono, quanto per memoria dell’antica offesa a Nerone più avverso; che diè spontaneo il suo oro e argento per paga a’ soldati. I più de’ Legati seguendone l’esempiò, incontrar grazia sforzavansi, o spegnere la memoria delle lettere di Vindice, da lor, come dissi, denunziate. Pochi, per varie cagioni, eran sospesi e incerti. Clodio Macro, a rapine e stragi in Africa uso, nè occupar volea, nè perder il comando. In Soria Vespasiano facea del lento, per le cure della guerra, a non istorpiar per fretta sua tela. Le legioni della Germania Disottana sollecitavan Fonteio a ribellarsi; ma ’l ritenea l’avarizia. Invitta nell’alta Germania, per amore alla patria, non a Nerone, di Virginio Rufo la costanza, non potè mai esser impinta dalle legioni, per lor nerbo, e riputazion del