tare. — XLIX. Arroganza e sevizia in Roma d’Elio liberto. — L. Le città greche infamate dalle sceniche arti del principe, — LII. Nuovi portenti di libidine. Sporo da Nerone sposato. — LIV. L’esausto tesoro imperiale rimpolpasi colla rovina de’ popoli. — LV. Lo stesso in Roma. — LVI. Sforzi a romper l’Istmo di Corinto. Vi si mandano i Giudei fatti schiavi da Vespasiano. — LVIII. Principj della Guerra giudaica. — LXII. Nerone torna a Roma per ragguaglio di turbolenze, fatta pria libera l’Acaia. — LXIV. V’entra in trionfo, Sozza foggia di scenico trionfo. — LXV. Congiura scoperta e punita. — LXVI. Atroci disegni di C. Giulio Vindice contro il principe: tira al suo partito Sulpicio Galba. — LXXII. Per avviso della Gallia ribellatasi, vani disegni di guerra. — LXXVII. Universal odio, contro Nerone. Ma per ben della patria, la tela di Giulio Vindice guasta Virginio Rufo. — LXXX. Tale storpio costerna Galba. — LXXXI. Ma da un castrone propalati, veri o falsi, i disegni di Nerone, irreparabilmente rovinanlo. Il senato credendosi in rischio studia prevenir Nerone. — LXXXII. Pugge Nerone, tra vita e morte incerto. — LXXXV. È giudicato dal senato da punirsi di morte all’antica. — LXXXVIII. Tremante s’uccide: ultimo e pessimo ramo del tronco de’ Cesari. — LXXXIX. Prodigj. Precipitosa, ma volubile gioia del popolo. Ninfidio è per Galba: a sè la speme del trono traendo, e ucciso. — XCI. Sterminati gli stromenti della crudeltà neroniana. — XCII. Udito Galba il fin di Nerone, più ardito parte per Roma. Con intempestivi rigori i principj guasta di suo governo.