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15 Maggio 1915.


Passammo due giorni di festa a Lucinico nella nostra villa. Mio figlio Alfio deve rimettersi di un’influenza e resterà nella villa con la sorella per qualche settimana. Noi ritorneremo qui per le Pentecoste.

Sono riuscito finalmente a ritornare alle mie dolci abitudini, e a cessar di fumare. Sto già molto meglio dacchè ho saputo eliminare la libertà che quello sciocco di un dottore aveva voluto concedermi. Oggi che siamo alla metà del mese sono rimasto colpito della difficoltà che offre il nostro calendario ad una regolare e ordinata risoluzione. Nessun mese è uguale all’altro. Per rilevare meglio la propria risoluzione si vorrebbe finire di fumare insieme a qualche cosa d’altro, il mese p. e. Ma salvo il Luglio e Agosto e il Dicembre e il Gennaio non vi sono altri mesi che si susseguano e facciano il paio in quanto a quantità di giorni. Un vero disordine nel tempo.

Per raccogliermi meglio passai il pomeriggio del secondo giorno solitario alle rive dell’Isonzo. Non c’è miglior raccoglimento che star a guardare un’acqua corrente. Si sta fermi e l’acqua corrente fornisce lo svago che occorre perchè non è uguale a se stessa nel colore e nel disegno neppure per un attimo.

Era una giornata strana. Certamente in alto soffiava un forte vento perchè le nubi vi mutavano continuamente di forma, ma giù l’atmosfera non si moveva. Avveniva che di tempo in tempo, traverso le nubi in movimento, il sole già caldo trovasse il pertugio per inondare dei suoi raggi questo o quel tratto di collina o una cima di montagna, dando risalto al verde dolce del

SVEVO — La coscienza di Zeno — 33