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— Ada! — dissi esitante. — Io non credo di potermi disdire così da un giorno all’altro. Non sarebbe meglio che tu convincessi Guido di fare le cose come le desideri tu?

La signora Malfenti con la grande simpatia che sempre mi dimostrava, disse che intendeva benissimo la mia speciale posizione e che del resto, quando Guido si sarebbe visto messo a disposizione soltanto un quarto dell'importo di cui abbisognava, avrebbe pur dovuto adattarsi al loro volere.

Ma Ada non aveva esaurite le sue lacrime. Piangendo con la faccia celata nel fazzoletto, disse:

— Hai fatto male, molto male di fare quell’offerta veramente straordinaria! Ora si vede quanto male hai fatto!

Mi pareva esitante fra una grande gratitudine e un grande rancore. Poi soggiunse che non voleva si parlasse mai più di quella mia offerta e mi pregava di non provvedere quel denaro, perchè essa m’avrebbe impedito di darlo o avrebbe impedito a Guido di accettarlo.

Ero tanto imbarazzato che finii col dire una bugia. Le dissi cioè che quel denaro io l’avevo già procurato e accennai alla mia tasca di petto dove giaceva quella busta dal peso tanto lieve. Ada mi guardò questa volta con un’espressione di vera ammirazione di cui forse mi sarei compiaciuto se non avessi saputo di non meritarla. Ad ogni modo fu proprio questa mia bugia per la quale non so dare altra spiegazione che una mia strana tendenza a rappresentarmi dinanzi ad Ada maggiore di quanto non sia, che m’impedì di attendere Guido e mi cacciò da quella casa. Avrebbe potuto anche avvenire che a un dato punto, contrariamente a quanto appariva,