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Ada, ma l’avrebbe tenuta volentieri per lungo tempo a Bologna.

Quando Ada ritornò, Augusta era relegata a letto per la nascita del mio piccolo Alfio e in quell’occasione fu veramente commovente. Volle io andassi alla stazione con dei fiori e dicessi ad Ada ch’essa voleva vederla quello stesso giorno. E se Ada non avesse potuto venire da lei addirittura dalla stazione, mi pregava ritornassi subito a casa, per saperle descrivere Ada e dirle se la sua bellezza, di cui in famiglia erano tanto orgogliosi, le fosse stata restituita intera.

Alla stazione eravamo io, Guido e la sola Alberta, perchè la signora Malfenti passava una gran parte delle sue giornate presso Augusta. Sulla banchina, Guido cercava di convincersi della sua grande gioia per l’arrivo di Ada, ma Alberta lo ascoltava fingendo una grande distrazione allo scopo — come poi mi disse — di non dover rispondergli. In quanto a me la simulazione con Guido mi costava oramai poca fatica. M’ero abituato a fingere di non accorgermi delle sue preferenze per Carmen e non avevo mai osato alludere ai suoi torti verso la moglie. Non m’era perciò difficile di avere un atteggiamento d’attenzione come se ammirassi la sua gioia per il ritorno della sua amata moglie.

Quando il treno in punto a mezzodì entrò in stazione, egli ci precedette per raggiungere la moglie che ne scendeva. La prese fra le braccia e la baciò affettuosamente. Io, che gli vedevo il dorso piegato per arrivare a baciare la moglie più piccola di lui, pensai: «Un bravo attore!» Poi prese Ada per mano e la condusse a noi: